Riserve naturalistiche e spiagge dalle acque cristalline sono le peculiarità del territorio di Gela, visitabile anche attraverso luoghi di culto e monumenti storici.
Riserva Naturalistica di Biviere
Istituita nel 1997 e gestita dalla LIPU, circonda il Lago Biviere. Diverse le specie idrofile della sua vegetazione (Potamogeton pectinatus, il Ceratophyllum demersum, lo Scirpus maritimus, lo Scirpus lacustris e la Phragmites australis), mentre nei prati circostanti si può trovare timo, rosmarino e orchidee selvatiche. Nella parte che separa il lago dal mare nascono la ginestra bianca e il fiordaliso delle spiagge. Numerosi sono gli uccelli migratori che sostano in questa zona, circa 200 specie tra le quali: il fischione, il codone, il mestolone, la marzaiola, il cavaliere d’Italia, la pittima reale, il chiurlo, l’airone cinerino, l’airone bianco maggiore, la garzetta, l’airone rosso, l’upupa, il martin pescatore, il falco di palude, il gheppio e il falco pescatore. La Riserva è dotata di un Centro visite da cui partono diversi sentieri naturalistici, che permettono di conoscere e vivere sul campo la natura dell'area protetta in tutti i suoi aspetti. Un percorso, ad esempio, attraversa il canneto (d'estate si può attraversare il fiume in secca). Inoltre esperte guide Lipu potranno accompagnare i visitatori e far apprezzare al meglio le peculiarità botaniche e i diversi momenti della vita selvatica. Numerose le attività organizzate: escursioni guidate, educazione ambientale, vigilanza, ricerche, censimenti e monitoraggio continuo delle principali specie animali e vegetali. La Riserva è aperta al pubblico tutto l'anno, tutti i giorni (con orario 8.30 - 13.30 e 14.30 - 17.30). Visite guidate per gruppi o scolaresche devono essere prenotate, contattando gli uffici della Riserva.
Per informazioni: www.riservabiviere.it; email: direttore@riservabiviere.it; Telefono/Fax 3456612743 – 3455755044
Spiaggia di Gela
http://www.visitvalledeitempli.it/spiaggia-di-gela/
Museo Archeologico Regionale
http://www.visitvalledeitempli.it/museo-archeologico-regionale-gela/
Antiquarium Iconografico e Mura Timoleontee di Capo Soprano
Scoperte tra il 1948 e il 1954, e probabilmente risalenti al periodo compreso tra il IV e il III sec. a.C., queste fortificazioni sono uno degli esempi più straordinari e meglio conservati dell’architettura militare antica. La parte inferiore, spessa 2,80 m, è in blocchi di pietra arenaria e presenta una doppia cortina di conci squadrati concatenati e con riempimento in mattoni crudi, pietrame e terra, mentre quella superiore è in mattoni di argilla cotti al sole. In età agotoclea si costruì una sovrastruttura di mattoni crudi con merlature all’esterno e camminamento all’interno, oltre a un tratto del muro a speroni, a difesa della città dal lato verso il mare. Furono poi aggiunti altri filari di mattoni crudi più piccoli e lungo le mura di cinta furono costruite le canalette per lo scolo delle acque e una torretta della quale resta il basamento. Nell’estremo tratto occidentale del muro si apriva, nel 311 a.C., una porta, poi ostruita con materiale lapideo.
Area Archeologica Acropoli Molino a Vento
Il sito archeologico di Molino a Vento era già stato occupato sia nell’età del Rame (IV millennio a.C.) sia durante quella del Bronzo antico (II millennio a.C.). Costituì poi, con funzione sacra, l’acropoli della città di Gela, dopo la sua fondazione nel 689-688 a.C. da coloni greci di Rodi e Creta. Già dalla prima metà del VII sec. a.C. vi furono costruiti alcuni edifici adibiti a tempi dedicati ad Athena: di quello risalente al VI sec. si conserva il basamento e i resti di una decorazione fittile del tetto, conservati nel Museo Archeologico di Siracusa. Nella prima metà del V sec. a.C. fu completato il progetto di monumentalizzazione dell’acropoli, sulla quale fu edificato un nuovo tempio riccamente ornato da marmi policromi delle Cicladi. Dopo la sconfitta di Gela nel 405 a.C. l’acropoli fu occupata da quartieri artigianali e alcuni edifici furono ricostruiti cambiandone la destinazione d’uso. Alla fine del IV sec. il sito fu abbandonato.
I Bagni Greci
Il complesso termale venne alla luce nel 1957, in prossimità dell'Ospizio di mendicità, a sud del moderno Ospedale, nell'area compresa tra via Palazzi, viale Indipendenza e via Europa e consta di due ambienti: il primo ambiente, a nord-ovest, all'interno del quale vi sono due gruppi di vasche collegate a un condotto di scarico; il secondo ambiente, invece, comprende un locale di riscaldamento sotteraneo, un vero e proprio ipocausto. L'impianto termale di Gela, che è l'unico complesso del genere in Sicilia, trova confronti con quelli greci di Delfi, di Olimpia, di Colofone, di Gortys, pur essi databili al IV-III sec. a..C.; la datazione è confermata dal ritrovamento di unguentari, di oscilla, di anfore di tipo italico e punico, presenti negli ambienti suddetti, nonché dalle monete di età timoleontea, alcune di conio siracusano, di Gela, di tipo siculo-punico, recuperate sul pavimento. L' impianto fu distrutto da un incendio intorno al 282 a.C.
Torre di Manfria
Costruita secondo alcune fonti nel 1549 e secondo altre nel 1583, la Torre di Manfria faceva parte di un sistema di vigilanza strategico-militare di oltre duecento edifici.
Si trova in Contrada Manfria, a circa 15 km da Gela, ed era una delle più importanti torri di avvistamento, direttamente dipendente dalla Deputazione del Regno. Vi abitavano quattro torrari, che con specchi, fumi e fuochi, segnalavano l’arrivo di nemici alla torre di Falconara e al campanile di Santa Maria de’ Platea: con un sistema di comunicazione molto efficace, nel giro di un’ora raggiungevano quei porti in cui le flotte navali da guerra erano pronte a respingere eventuali offensive. A pianta quadrata, aveva in origine due piani, uno che serviva da deposito di acqua, legna, munizioni e palle di cannone, e l’altro che fungeva da alloggio per i torrari. Il terrazzo era armato di due cannoni. Nel 1805 fu aggiunto un altro piano.
Chiesa Madre Santissima Assunta
Principale luogo di culto cattolico di Gela, è situata in piazza Umberto I e dedicata a Maria Santissima Assunta in cielo. Sorse tra il 1766 e la prima metà dell’800, sui resti della preesistente chiesetta della Madonna della Platea. È a tre navate con cupola settecentesca; nel 1837 furono inseriti nella facciata due ordini di colonne con capitelli ionici e dorici, in stile neoclassico, e costruita la torre campanaria. Spiccano il frontone e la croce, oltre a una placca ovale con lo stemma mariano realizzato in bassorilievo. Tra le opere d’arte dell’interno, di cui alcune risalenti al ‘700 e all’800, un notevole dipinto su tavola, il ‘Transito di Maria’ è attribuito a Deodato Guinaccia, un pittore del ‘500 allievo di Polidoro da Caravaggio; c’è anche un bell’organo a 31 canne del 1939. Due icone pregiate, dipinte su tavola con fondo in oro raffiguranti Maria S. d’Alemanna con Bambino – patrona di Gela – e Madonna col Bambino attaccato al seno, sono conservate nella canonica.
Chiesa San Francesco D’Assisi
Edificata nel 1659 a opera di Fra’ Martino Mangione guardiano dei Minori Conventuali sui resti di una precedente del 1499 dedicata a San Michele Arcangelo, è situata in pieno centro storico; vi si venera l’Immacolata Concezione. Nel 1615 fu vicina al crollo e, a esclusione dell’abside, fu ricostruita da artigiani gelesi, aumentandone la superficie e facendo decorare gli interni da artisti noti. Dopo la soppressione degli ordini religiosi nel 1866 diventò proprietà dell’amministrazione del Fondo per il Culto, che li cedette al Comune l’anno successivo. Priva di torre campanaria, dal 1950 è stata dotata di quattro campane impiantate nella terrazza della canonica e suonate con un sistema elettromeccanico automatico.
Chiesa di San Francesco di Paola
Edificata insieme al convento attiguo nel 1738 a opera dei Padri Minimi di S. Francesco da Paola. Nel convento vi era un orfanotrofio chiamato ‘Regina Margherita’, istituito dai Principi Pignatelli Aragona Cortes e dalla cittadinanza verso la fine del 1700, che attualmente è sede di una scuola privata. A navata unica, ha un portale in stile tardo barocco, che porta lo stemma della corporazione religiosa fondatrice. Sulla volta un affresco della glorificazione di San Francesco di Paola. La chiesa è chiusa al culto dal 1987, a causa del cedimento di parte del pavimento che ha svelato una cripta, che ospitava, fino alla prima metà del secolo scorso, sepolture di famiglie gentilizie. Tutte le statue, le Pale e gli arredi sacri sono custoditi in un magazzino della Chiesa Madre.
Chiesa di Sant’Agostino
Fondata nello stesso anno della città di Terranova, che è l’antico nome di Gela, il 1439, questa chiesa fu costruita insieme al convento attiguo. A navata unica, ha una facciata in stile neoclassico ultimata nel 1783: sul portale, in una nicchia, c’è una pregevole statua di San Giuseppe, a confermare una più antica dedicazione della chiesa. Il campanile ospita tre campane dedicate a Santa Rita, a San Giuseppe e ai Santi Nicola di Bari e Nicola da Tolentino. Al suo interno molti dipinti e statue del XVII secolo, oltre a una bella acquasantiera del 1541 attribuita ad Antonio Gagini, un famoso scultore ticinese che operò specialmente in Sicilia e proveniva da una famiglia di maestri della scultura, statuaria e architettura. Importante è anche la cappella risalente al 1613, dei Mugnos, antica e nobile famiglia del luogo, in travertino con colonne tortili e frontone spezzato.
Chiesa di San Giovanni
La costruzione di questa chiesa è iniziata nel 1969 e nel 1976 è stata inaugurata. Per rappresentare il simbolo della Trinità, questa chiesa ha una linea di tre cerchi intrecciati. L’interno, di forma circotrilobata, si snoda per far convergere l’attenzione dei fedeli verso lo spazio dove si svolge la liturgia. Qui c’è una grande croce lignea senza il crocifisso, sotto cui fa mostra di sé un tabernacolo dorato con tasselli di mosaico, opera di Fornasier, un mosaicista di origine friulana operante a Enna. Lungo le pareti, le stazioni della via Crucis sono in ceramica satinata, opera di Gaetano Angelico, un famoso ceramista operante a Caltagirone negli anni ’50-’60, che ha realizzato molti arredi urbani nella sua città. All’esterno due volumi circolati si uniscono nello spazio che porta all’ingresso; nella torre campanaria le tre campane sono dedicate a Maria, a San Giovanni evangelista e ai dipendenti ENI caduti sul lavoro.
Ex Convento dei Benedettini
Edificio antico del centro storico, ha ospitato l’ospedale civico fino al 1969. Ora, dopo trent’anni di abbandono, è stato restaurato ed è diventato la sede di una scuola elementare, oltre a ospitare numerosi eventi culturali. La chiesa è chiusa e non è visitabile.
Palazzo Ducale
Il Palazzo Ducale sorge dove un tempo c’era il Castello di Terranova, l’antica denominazione di Gela; questi ex granai, abbandonati per lungo tempo, negli ultimi decenni sono stati riconvertiti in sale per congressi o per mostre fotografiche.
Castelluccio
Su un affioramento di roccia gessosa, sorge il Castelluccio di Gela.
Non è documentata la sua origine normanna o sveva. L’ipotesi è che risalga alla metà del XIII sec. Nel 1143 d.C. il conte di Butera, Simone Aleramico, dona all’abate di S. Nicolò un insieme di terre a nord di Terranova, tra cui è citato il toponimo di Castelluccio.
La sua destinazione era sicuramente residenziale, visto che, sorgendo a 10 km dalla città, non aveva funzioni difensive dell’abitato. Svolgeva forse ridotte funzioni strategiche e militari, era un palazzo fortificato. Realizzato in pietra locale e pietra calcarea, ha una grande cisterna e una latrina nel vano a sud. Dal 1364 il feudo di Castelluccio viene assegnato a diversi proprietari e poi abbandonato. I restauri iniziano nel XVI sec, ingrandendo l’edificio, coprendo il terrazzo e la merlatura, aggiungendo un piano. Bombardato nella seconda Guerra Mondiale subisce danni imprecisati.
Chiesa di San Biagio
Databile forse a epoca bizantina, la chiesetta rurale di San Biagio, da tempo sconsacrata, si trova nel recinto del cimitero monumentale. Nel 1873 fu incamerata dal Demanio dello Stato e nel 1899 acquistata dal comune di Gela. Rimase aperta al culto fino al 1910, dopodiché fu adibita a lavatoio per il vicino ospizio e poi a camera mortuaria, prima di essere completamente abbandonata. Ridotta alle sole mura perimetrali, fu ristrutturata negli anni ’80 e destinata ad accogliere mostre, conferenze e concerti.
Chiesa dei Cappuccini
Dedicata al culto della Madonna delle Grazie, la Chiesa dei Padri Cappuccini fu edificata sull’antico cenobio dei padri conventuali in tempi diversi: la navata centrale nella metà del XIII secolo e le navate laterali rispettivamente nel 1935 e nel 1962. La facciata è stata rifatta nel 1944 e nel 1960 venne abbattuto l’ex convento per costruirne un altro che ospita la scuola di teologia dal 1995. Sulle finestre delle navate sono istoriate le 14 tappe della via Crucis. Nella navata centrale, il cui tetto è in legno a capriate, si trova il coro. Tesoro della chiesa sono il tabernacolo intagliato nel ‘600 dai frati Girolamo e Innocenzo da Malta e un polittico del ‘700 con cornici in legno intarsiato, oltre a un Crocifisso ligneo del XVII secolo.
Chiesa del Carmine
Come indica la lapide che una volta era posta vicino all’ingresso, con il nome del fondatore, De Lanzana e la data della sua morte, il 1515, la Chiesa risale agli inizi del XVI secolo e dedicata alla Madonna del Carmine. Utilizzando i resti delle mura e delle case elleniche della zona di Capo Soprano, sia la chiesa che il convento vennero completamente ricostruiti, nel 1700. Sulla facciata un bellissimo portale in stile romanico, mentre all’interno si trova una pregiata acquasantiera del 1571 e un organo del 1917 senza canne di facciata; bello anche il crocifisso del XV sec. dipinto su tavola su fondo d’oro, ritenuto miracoloso. A navata unica, è stata ristrutturata e decorata molte volte, sempre da artisti locali. Dal 1866 al 2007, sia la chiesa che il convento furono confiscati dallo Stato e convertiti in caserma dei Carabinieri. Nel 2007 è stata chiesta la restituzione alla Chiesa.
Chiesa del Rosario
Edificata tra il 1796 e il 1838 sui ruderi di un’altra chiesa del XVI sec., la Chiesa ha una navata unica e una torre campanaria – quest’ultima risalente al 1810, che custodisce, nella cella con tetto ricoperto di piastrelle di maiolica colorate, una campana del 1606.
Mentre la facciata principale è a pietra viva senza intonaco e mancante di linee architettoniche particolari, l’interno è in stile primi ottocento. Accanto agli affreschi, ci sono diverse pale dipinte, una pregiata acquasantiera e un piccolo organo della seconda metà del XVIII sec., con 29 canne di facciata e 10 registri. Scavi recenti hanno portato alla luce antiche sepolture gentilizie sotto il pavimento.
Teatro Eschilo
Il Teatro Comunale "Eschilo" (già Teatro Garibaldi e ancor prima Teatro Maria Teresa d’Asburgo Lorena), fu costruito nel 1832 sullo stesso sito della chiesa di S. Giovanni di Dio prospiciente Piazza S. Agostino; nella parte posteriore di esso, furono anche realizzati dei vani adibiti ad aule di scuola elementare che lì funzionò fino ai primi decenni del Novecento. E’ possibile ipotizzare che intorno agli anni Venti subì una prima ristrutturazione relativa alla trasformazione delle mura perimetrali e del prospetto principale. Nel 1924, nel teatro, fu installato un proiettore che ne consentì un’utilizzazione cinematografica. Nei primi degli anni Trenta, su progetto dell’Ingegnere Fortunato Di Bartolo Stimolo, il teatro subì una seconda ristrutturazione che comportò la realizzazione di 54 palchi ed un ’ampia platea con strutture interne in cemento armato. Tra la notevole varietà di rappresentazioni ospitate si ricorda una rappresentazione dell ’Aida durante la quale sul palcoscenico furono fatti salire alcuni elefanti. Nel 1975 il teatro, dopo un progressivo degrado, chiuse i battenti interrompendo così nella città una lunga tradizione di arte e cultura. Dal 1985 l’edificio è stato interessato da una ristrutturazione e al suo interno sono venuti alla luce delle strutture medievali ed, in particolare, una cisterna da cui sono stati tratti numerosi ed interessanti reperti ceramici del XIV secolo.
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